La Fondazione Sciascia contro Sciascia il 21 settembre

Sembra una favola, forse un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, invece è pura e semplice realtà.

Apprendiamo che la Fondazione Leonardo Sciascia di Racalmuto si appresta, domani 21 settembre, alle ore 17:30, ad ospitare il terzo incontro annuale sulla giustizia che si svolgerà il 21 settembre.

Ospiti: il sindaco di Racalmuto Vincenzo Maniglia, Fabio Pinelli vicepresidente del consiglio superiore della magistratura, nonché il procuratore della repubblica di Palermo Maurizio De Lucia che aprirà il dibattito con lo storico e italianista Leszek Kazana e GiovanBattista Tona, consigliere della corte d’Appello di Caltanissetta.

L’incontro, moderato da Enzo Sardo, sarà concluso da Luciano Violante, Presidente emerito della Camera dei Deputati. (Fonte Grandangoloargento)

Ma perché l’incontro è una favola?

L’abbiamo ribattezzato (ironicamente) Sciascia contro Sciascia proprio per i valori dello “statuto” della Fondazione che nel secondo art.2 cita:

 “diffondere la conoscenza del pensiero e dell’opera dello scrittore, e promuovere attività di elevazione civile e culturale.”

Per chi non avesse approfondito la storia di Leonardo Sciascia, è giusto ricordare che negli anni Ottanta, proprio in Italia, ebbe inizio una stagione giudiziaria del tutto particolare, in particolare per i due grandi processi che aprirono un grande dibattito pubblico: il caso Tortora e il Maxiprocesso.

Sappiamo bene che il noto presentatore Enzo Tortora fu messo alla gogna, con le manette ai polsi fu fotografato dai tanti giornalisti avventori che lo sbatterono in prima pagina e andò in carcere per 271 giorni, per poi essere assolto dalle accuse (ma questa storia è lunga).

Il Maxiprocesso lo dovrebbero ricordare in tanti, neanche Falcone e Borsellino si aspettavano che Cosa Nostra se la rideva perché c’erano intrecci tra la mafia e la politica, ricorderete che i boss aspettavano un giudice amico, come mai? Per lo stesso motivo per cui al Borsellino quater è stato chiarito che dietro a tutto c’erano delle “menti finissime” oltre la mafia.

Ma che c’azzecca Sciascia?

La spiegazione si troverebbe all’interno del ricorso presentato al T.A.R., dall’avv. ssa Tiziana Teodosio, a nome del suo assistito Francesco Bongiovanni, in cui cita:

“Proprio nella sede della fondazione a lui dedicata, nel suo paese natale, il pensiero e gli scritti di Leonardo Sciascia vengono fatti oggetto di censura, di critica aspra e senza contraddittorio. In particolare, il dott. De Lucia, il cui pensiero è estremamente critico nei confronti di Leonardo Sciascia sarà nuovamente relatore nell’incontro prossimo a tenersi. E, mentre rimane oscuro il motivo del suo invito e della sua accettazione di questo, giacché del pensiero di Leonardo Sciascia non condivide pressoché nulla, gli organi di controllo preposti alla verifica del regolare funzionamento dell’Ente, finanziano tali attività, senza minimamente esercitare le prerogative di legge e di statuto, né valutare se e quanto contribuisca alla diffusione delle opere e del pensiero del personaggio un clima di così malcelato astio, di dichiarato dissenso e addirittura di violenta repulsione”.

Ed ancora:

«Al convegno precedente, similare del 30.10.2021 si sono ripetutamente sentite le parole: “SCIASCIA HA SBAGLIATO…” senza possibilità che alcuno abbia potuto replicare in presenza e in contraddittorio».

Il ricorso

Ciò che sta accadendo, secondo il nostro punto di vista, sta scaturendo dal continuo silenzio della stampa locale in merito al controverso processo che vede coinvolto il giornalista antimafia Paolo Borrometi, parte offesa, e molti giornalisti, blogger, editori e gente comune.

Dopo la data del 23 luglio c.a. circa, si sono susseguite diverse vicende che vedono cadere a pezzi con sentenze le accuse mafiose, nonché inchieste, del giornalista e condirettore dell’AGI Paolo Borrometi, non riprese da nessuna testata giornalistica.

Considerato che l’idea di Sciascia (al di là del suo grande errore sul giudice Borsellino) sui “professionisti dell’antimafia” è rimasta viva e vegeta, e soprattutto dopo gli importanti avvenimenti avvenuti proprio qui in Sicilia; considerato quanto riportato dagli inquirenti sulle denunce di Paolo Borrometi che continua a non rispondere in forma bonaria, spiegando le discrepanze tra gli “atti ufficiali” e le sue “dichiarazioni” ad ogni incontro, come ad esempio “la pozza di sangue e l’aggressione di due energumeni” tradotta dal certificato di pronto soccorso dell’Ospedale di Modica con 10 giorni di prognosi solo per la spalla (sigh!) e l’autobomba esistente solo nella sua fantasia, in quanto anche di questa non esiste traccia nelle “accurate indagini” degli investigatori e della DdA, sarebbe opportuno fermarsi e riflettere sul mondo dell’antimafia. (fonte)

Sarebbe opportuno che gli organi inquirenti verificassero nel dettaglio ciò che è accaduto in questi in anni e cosa sta accadendo; sarebbe opportuno che le sigle sindacali dei giornalisti riflettessero sul futuro del giornalismo siciliano e l’accesso a questa nobile professione, spesso (sempre) non pagata, sottopagata e smemorata.

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