Metodo Riace: nessun reato! Mimmo Lucano quasi assolto

Alla fine, le accuse contro il “metodo di Riace”, in particolare contro Mimmo Lucano sono state un «accanimento non terapeutico», «uno stravolgimento dei fatti» e «un uso distorto delle intercettazioni» per condannare «a ogni costo» l’ex sindaco di Riace. Sono queste le parole utilizzate dai difensori di Mimmo Lucano.

Ad un tratto, ieri, presso la Corte di Appello di Reggio di Calabria, quello che rimane in piedi dal Processo XENIA è solo la condanna per Lucano per abuso d’ufficio, per una determina sindacale.

Dal famoso processo di primo grado, in Appello, Mimmo Lucano è stato condannato a un anno e sei mesi, fra l’altro con pensa sospesa.

Ma se il metodo Riace non aveva reati ascrivibili e l’unico reato commesso da Mimmo Lucano riguardava una delibera sindacabile, perchè si è arrivato tanto? Un caso di malagiustizia o un regolamento di conti tra le diverse opinioni politiche sulla questione immigrazione e ospitalità?

Di certo la risposta non arriverà mai, ma si rimane sbalorditi del perché, nel primo processo celebrato a settembre 2021, l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, nel processo dopo l’inchiesta Xenia sia stato condannato a 13 anni e 2 mesi e condannato per: associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio.

Secondo la difesa di Lucano, gli avv.ti Daqua e Pisapia, nel processo dinanzi al tribunale di Locri avrebbe utilizzato una trascrizione della Guardia di finanza dove è attribuita a Lucano una frase «inesistente» nella perizia disposta dalla stessa procura.

L’odissea giudiziaria di Mimmo Lucano è terminata insieme a quella degli altri 17 imputati, un impianto accusatorio demolito.

«Finalmente giustizia è fatta. È un passo in avanti per Mimmo, ma in generale lo è anche per tutto il sistema giudiziario di questo Paese. La sentenza d’appello dimostra ormai concretamente, in maniera insuperabile, che Lucano non ha mai fatto niente per sé stesso, bensì ha agito per gli altri, per i più deboli», dichiara l’avvocato Giuliano Pisapia al manifesto.

«È stato distrutto l’impianto accusatorio. Il dispositivo smonta la sentenza di primo grado. Avevamo ragione sia noi che i milioni di persone convinte dell’innocenza dei nostri assistiti: non c’era nulla di tutto quello che l’accusa aveva ipotizzato», spiega Gianmichele Bosco, difensore di Gianfranco Musuraca, uno degli imputati. Emozionato anche Lorenzo Trucco, avvocato di Tesfahun Lem Lem: «Sono stati tutti assolti, completamente. Smontato il teorema!».

Il Caso

La vicenda giudiziaria dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, è iniziata nel 2016, a seguito di varie irregolarità amministrative riscontrate da ispettori della prefettura locale. Passano due anni e viene avviata la famosa inchiesta Xenia che nel 2021 lo porterà alla condanna in primo grado da parte del tribunale di Locri.

A luglio del 2022, gli avvocati di Mimmo Lucano presentano ricorso presso la Corte d’appello di Reggio Calabria, questa a sua volta decide di riaprire l’istruttoria dibattimentale a seguito di ulteriori prove.

In altri termini, gli avvocati di Lucano avevano presentato una perizia di circa 50 pagine, cosiddetta “pro veritate”, realizzata da un loro consulente, Antonio Milicia, perito trascrittore. Il perito aveva trascritto cinque intercettazioni. In quattro di queste c’erano differenze, che la difesa aveva definito «fondamentali», tra il testo che presentava Milicia e quello che venne presentato dal perito del processo di primo grado.

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