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Scuola: Tutti pronti contro i pidocchi

Tra qualche settimana suonerà nuovamente la campanella che darà il via al nuovo anno scolastico.

Come ogni anno, l’emergenza pidocchi, in particolare: negli asili nido e nelle scuole materne, non è da sottovalutare.

A tal proposito, l’Adnkronos ha intervistato dirigenti scolastici e medici per scoprire come comportarsi in questi casi.

Tutti gli intervistati concordano sul fatto che solo attraverso un “Controllo e stretta collaborazione tra scuola e famiglia“, il problema possa essere risolto.

Secondo Milena Piscozzo, preside dell’Istituto Comprensivo Riccardo Massa di Milano e componente del direttivo nazionale dell’Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici):

“Per chi vive in comunità, grandi o piccole che siano, i pidocchi sono sempre stati un problema. E dato che la scuola è una comunità, una grande comunità, è assolutamente necessaria una forte collaborazione tra scuola e famiglia per prevenire l’ingresso di questi parassiti negli istituti e combattere l’eventuale arrivo tra i banchi”.

All’Adnkronos, la Piscotto ha affermato:

“Bisogna essere consapevoli che qualsiasi cosa un bambino possa avere può portarlo all’interno di un gruppo, all’interno della comunità, della scuola ed è per questo che la collaborazione tra scuola e famiglia è fondamentale e un controllo ad opera dei genitori, ancora prima dell’inizio dell’anno scolastico, è importante”.

“Certo  – ha concluso – è altrettanto fondamentale il rispetto delle regole minime di convivenza, in particolare quando i bambini sono piccoli e il contatto è maggiore. È importate far vivere la socialità in maniera tranquilla e questo lo si può fare, appunto, con la stretta collaborazione dei genitori”

Crista Costarelli, preside del Liceo Newton di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio, ha affermato:

“E’ un problema soprattutto nel primo ciclo scolastico, cioè con i più piccoli”.

Come intervenire?

Maestra, docente e dirigente scolastico non possono allontanare il bambino o ragazzo dalla scuola, – spiega all’Adnkronos Crista Costarelli, preside del Liceo Newton di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi Lazio – ciò che il preside può fare è una circolare nella quale si invitano i genitori, le famiglie a fare un controllo accurato, in particolare in autunno, periodo di più facile proliferazione del parassita”.

“Tuttavia, malgrado la richiesta di controlli accurati, può accadere che, in alcuni casi, i bambini vengano a scuola anche in presenza di pidocchi espliciti o anche solo di sospetto di presenza di lendini – spiega ancora Costarelli – in questi casi qualora il docente se ne accorga, avverte il preside e garbatamente viene chiesto alla famiglia di fare un controllo ancora più attento, di tenere a casa il bambino o ragazzo, e di prendere i dovuti provvedimenti.

Nel caso in cui i provvedimenti richiesti non vengano attuati, dirigente scolastico e docenti non possono allontanare l’alunno dalla scuola e in questo caso è necessario l’intervento della Asl e del personale sanitario preposto. La scuola può solo raccomandare e invitare la famiglia ad intervenire, dopodiché spetta al personale sanitario dell’Asl di competenza intervenire”.

Il pediatra Farnetani intervistato, ha sfatato alcuni falsi miti:

“I casi di pediculosi sono presenti in tutte le regioni italiane e in tutti i ceti sociali. Va specificato bene che contrarli non è legato a basse condizioni socio economiche e non è neanche sinonimo di scarsa igiene”.

Come eliminare i pidocchi?

Il prurito è il segnale più comune della loro presenza. Ed è più facile trovarli dietro le orecchie e all’altezza della nuca.

C’è, spiega Farnetani, “un problema di trattamenti idonei, che sono cruciali”. Anche se negli anni la letteratura scientifica ha evidenziato casi resistenza localizzata dei pidocchi a particolari agenti e si sia parlato dei ‘super lice’ (super pidocchi resistenti), in primo luogo basta che, all’interno di una classe in cui si rileva un’infestazione, “uno dei bimbi con pediculosi non faccia (o non faccia bene) il trattamento per farli tornare”, avverte l’esperto.

“I prodotti per eliminarli sono a base di piretro o piretrine di sintesi. Questi trattamenti non sono dispensati gratuitamente dal servizio sanitario nazionale e io auspico che lo diventino. Perché in media costano almeno 10 euro a confezione.

Alcuni tipi possono arrivare anche ad avere un prezzo di 30 euro, ma va chiarito che anche quelli che non costano così tanto sono ugualmente efficaci se hanno ‘l’ingrediente’ giusto. I genitori si facciano dunque consigliare al riguardo dal farmacista”.

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